Le cellule “Natural Killer” nella HLH secondaria diventano incapaci di produrre INFγ

La storia drammatica di Manuel, una giovane promessa dell’archeologia, che si è ammalato di HLH dopo il trapianto di cellule ematopoietiche (HSCT), illustra molto bene che cos’è questa forma di HLH, relativamente rara, difficilmente riconoscibile e dall’elevato rischio di mortalità. Di questa forma si sa poco sia dal punto di vista epidemiologico, patologico o clinico. Anche i parametri di laboratorio su cui basare una diagnosi non sono stati sufficientemente studiati e validati.

Storicamente l’identificazione dell’HLH post-trapianto risale al 2007(1), quando un gruppo giapponese rivalutando retrospettivamente dati sui trapianti evidenzia forme di HLH post trapianto con una mortalità del 60%. Successivamente, altri gruppi di ricerca, hanno pubblicato casi di HLH sia dopo trapianto autologo che allogenico (2).

Perché è cosi difficile la diagnosi di questa forma? La risposta sta nella similitudine di molte sindromi alla HLH post-HSCT come per esempio la sindrome da rilascio di citochine, la sindrome da trapianto, il rigetto / l’insufficienza del trapianto, la malattia del trapianto contro l’ospite (GvHD), infezioni, sindrome da risposta infiammatoria sistemica / sepsi e microangiopatia trombotica. Inoltre, il periodo post HSCT è generalmente caratterizzato da malattie febbrili, citopenia e una “tempesta di citochine” che porta all’aumento di biomarcatori infiammatori come ferritina e sCD 25. La sovrapposizione di questi parametri a quelli utilizzati per la diagnosi dell’HLH, rende molto complessa la diagnosi e la cura di questa forma di HLH.

In un recentissimo articolo il Dr. Sandler del dipartimento di Reumatologia dell’ospedale di Sheffield-UK suggerisce di usare la ferritina nel siero come marcatore per discriminare HLH post HSCT dalla GvHD, a cui si potrebbe aggiungere l’attività delle cellule NK e sIL-2r/CD-25 che promettono di essere biomarcatori sensibili e specifici nel contesto del HLH post-HSCT (3).

La vera incidenza dell’HLH post-HSCT rimane in gran parte sconosciuta, (si stima che sia dallo 0,3% al 16,8%,) e la mortalità dell’HLH post-HSCT è estremamente elevata variando dal 57% all’85%. Questi dati supportano l’urgenza e la necessità di una ampia cooperazione scientifica che possa stabilire la frequenza, la severità e gli esiti della malattia, fornendo soluzioni terapeutiche “ad hoc” per la HLH post-HSCT.

  1. Ishii E, Ohga S, Imashuku S, et al. Nationwide survey of hemophagocytic lymphohistiocytosis in Japan. Int J Hematol. 2007;86:58-65.
  2. Vatsayan A, Pateva I, Cabral L, Dalal J, Abu-Arja R. Post-hematopoietic stem cell transplant hemophagocytic lymphohistiocytosis or an impostor: Case report and review of literature. Pediatr Transplant. 2018 Jun;22(4):e13174.
  3. Sandler RD, Carter S, Kaur H, Francis S, Tattersall RS, Snowden JA. Haemophagocytic lymphohistiocytosis (HLH) following allogeneic haematopoietic stem cell transplantation (HSCT)-time to reappraise with modern diagnostic and treatment strategies? Bone Marrow Transplant. 2020 Feb;55(2):307-316.