Emapalumab nella fHLH: un trattamento ponte verso il trapianto

Emapalumab: un trattamento ponte verso il trapianto di cellule staminali ematopoietiche

Emapalumab (Emab), noto con il nome commerciale Gamifant, è un anticorpo monoclonale sviluppato dall’azienda biofarmaceutica Swedish Orphan Biovitrum (Sobi) per il trattamento della linfoistiocitosi emofagocitica primaria (fHLH). Il farmaco agisce inibendo l’interferone gamma (IFN-γ), una citochina cruciale nell’attivazione patologica del sistema immunitario che caratterizza la HLH.

Emab è stato il primo trattamento specifico approvato per la fHLH: nel 2018 ha ricevuto l’autorizzazione della Food and Drug Administration (FDA) statunitense per pazienti con forme primarie refrattarie, recidivanti, progressive o non candidabili alla chemioterapia convenzionale. Nel 2020, anche l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha approvato il farmaco con indicazioni simili.

Nonostante le approvazioni regolatorie, nella letteratura scientifica esiste ancora una lacuna conoscitiva sull’utilizzo di Emab nella pratica clinica reale, specialmente nei contesti ospedalieri complessi. Una migliore comprensione del suo impatto terapeutico concreto risulta fondamentale per valutare l’efficacia del trattamento nella gestione della fHLH.

Lo studio REAL-HLH: analisi clinica dell’uso di Emapalumab nella fHLH

Per colmare questo vuoto, una pubblicazione su Blood Advances (2024) ha presentato uno studio retrospettivo multicentrico denominato REAL-HLH, coordinato dall’emato-oncologo Dr. Carl Allen del Baylor College of Medicine di Houston. L’analisi ha riguardato pazienti statunitensi affetti da fHLH, trattati con Emab in combinazione ad altri protocolli terapeutici.

Lo studio ha incluso pazienti di 33 ospedali statunitensi, trattati con almeno una dose di Emab tra il 20 novembre 2018 e il 31 ottobre 2020. I dati clinici sono stati raccolti retrospettivamente tramite i registri elettronici sanitari.

Per l’inclusione nello studio era richiesto almeno uno dei seguenti criteri:

  • Mutazione biallelica in uno dei geni associati alla fHLH;

  • Presenza di almeno 5 degli 8 criteri diagnostici HLH-2004;

  • Anamnesi familiare positiva per HLH.

In base a questi criteri, sono stati selezionati 46 pazienti:

  • 39 erano bambini <12 anni;

  • 7 erano adolescenti >12 anni;

  • Età mediana: circa 1 anno;

  • Prevalentemente maschi e afroamericani.

Modalità di trattamento con Emapalumab

I modelli di utilizzo di Emab erano distribuiti come segue:

  • Malattia refrattaria: 41%

  • Recidivante: 30%

  • Progressiva: 15%

  • Altri motivi: 13%

Nel 96% dei casi, Emab è stato somministrato in associazione con altre terapie HLH, in particolare corticosteroidi ed etoposide. La durata media del trattamento è stata di 71 giorni, non continuativi.

Uno dei risultati più significativi è stata la normalizzazione dei parametri di laboratorio (ferritina, fibrinogeno, conta piastrinica, neutrofili), che ha indicato una risposta clinica al trattamento.

Trapianto e sicurezza del trattamento

Grazie alla risposta al trattamento con Emab:

  • 91% dei pazienti (42 su 46) sono stati considerati idonei al trapianto di cellule staminali ematopoietiche;

  • 33 pazienti hanno ricevuto il trapianto;

  • Tutti i 33 pazienti erano vivi al follow-up.

È importante sottolineare che nessun decesso è stato attribuito a Emab, confermandone la sicurezza rispetto ad altri trattamenti HLH ad elevata tossicità. Questi risultati sono coerenti con quanto osservato negli studi clinici di fase 2.

Emapalumab nella pratica clinica reale

Lo studio americano REAL-HLH evidenzia il ruolo di Emab in una popolazione clinica eterogenea (60% dei pazienti non caucasici) e in diversi stadi della fHLH. L’efficacia del farmaco nella stabilizzazione dei parametri clinici e la riduzione dei livelli sierici di CXCL9 (chemochina indotta unicamente da IFN-γ) rafforzano il suo profilo di specificità.

Emab si conferma così un’opzione terapeutica utile come trattamento ponte verso il trapianto di midollo osseo, anche nei contesti clinici più complessi.

Conclusioni

Lo studio REAL-HLH documenta in maniera dettagliata le caratteristiche cliniche, le modalità di trattamento e gli esiti dell’impiego di Emapalumab in una coorte ampia e rappresentativa di pazienti con linfoistiocitosi emofagocitica primaria.

I risultati supportano l’utilizzo clinico sicuro ed efficace di Emab, confermandone il ruolo come trattamento ponte al trapianto. Lo studio contribuisce significativamente all’evidenza scientifica sulla gestione della fHLH e rappresenta una base importante per future ricerche prospettiche in real-life setting.

Bibliografia

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