HLH e neoplasie ematologiche: una combinazione ad alta mortalità

HLH e neoplasie ematologiche: una combinazione ad alta mortalità

La gestione clinica della Linfoistiocitosi Emofagocitica (HLH) in pazienti con neoplasie ematologiche rappresenta una delle sfide più complesse e urgenti. La necessità di migliorare le strategie diagnostiche e terapeutiche è sempre più evidente, soprattutto alla luce dei nuovi dati emersi da un ampio studio retrospettivo pubblicato su Hematology nel dicembre 2024 [1].

HLH e tumori del sangue: un rischio letale

Nei pazienti adulti, linfomi e leucemie sono tra le principali condizioni predisponenti allo sviluppo di HLH. Se non riconosciuta e trattata tempestivamente, la sindrome può rapidamente evolvere verso insufficienza multiorgano e morte.

I protocolli HLH-94 e HLH-2004 hanno migliorato la sopravvivenza, ma la mortalità resta elevata, con tassi compresi tra il 42% e l’88%. Le forme più aggressive si associano spesso a linfomi T, leucemie o a infezione da virus di Epstein-Barr (EBV) [2].

Secondo studi epidemiologici, le neoplasie ematologiche rappresentano un fattore di rischio indipendente per la mortalità nei pazienti con HLH, con un incremento del rischio di decesso ospedaliero fino a 11 volte rispetto alla popolazione generale [3].

A complicare ulteriormente il quadro, si registra un aumento dei casi di HLH indotti da nuove terapie oncologiche, come gli inibitori dei checkpoint immunitari e le cellule CAR-T.

Un nuovo studio chiarisce l’impatto delle neoplasie

Per molto tempo l’impatto delle neoplasie ematologiche sulla mortalità dei pazienti HLH è rimasto poco chiaro, a causa della scarsità di dati. Un’analisi retrospettiva condotta dal gruppo del Dr. Zhou Chi [1] ha colmato questa lacuna utilizzando il Nationwide Readmissions Database (NRD), che raccoglie informazioni cliniche su circa il 60% della popolazione statunitense.

Lo studio ha analizzato 7.659 pazienti ricoverati per HLH tra il 2011 e il 2020, di cui 1.820 (24%) con tumori ematologici associati, principalmente leucemie e linfomi non-Hodgkin.

I risultati principali

  • Le diagnosi di HLH sono aumentate da 145 casi nel 2011 a 1.848 nel 2020 (+10 volte).

  • La percentuale di pazienti HLH con neoplasie ematologiche è rimasta stabile al 24%.

  • La mortalità intra-ospedaliera complessiva è diminuita (dal 22,7% al 16,1%), ma nei pazienti con tumori ematologici il rischio di morte è rimasto doppio rispetto a chi non presenta neoplasie (31,6% contro 14,4%).

  • In questo sottogruppo sono state osservate più complicanze gravi (sepsi, insufficienza renale, ictus), costi ospedalieri più elevati e degenze più lunghe.

  • Le infezioni da CMV (citomegalovirus) aumentano del 51% il rischio di mortalità intra-ospedaliera.

Le prospettive: serve un cambio di passo

Lo studio di Zhang et al. dimostra che, nonostante diagnosi più tempestive e maggiore consapevolezza clinica, i pazienti con HLH associata a neoplasie ematologiche continuano ad avere una prognosi significativamente peggiore.

Il “paziente tipo” identificato è una donna intorno ai 50 anni, immunodepressa, che sviluppa HLH durante o dopo trattamenti oncologici.

Per migliorare la gestione, sono necessarie strategie integrate:

  1. Diagnosi precoce dell’HLH nei pazienti onco-ematologici, con formazione specialistica nei centri oncologici.
  2. Approccio multidisciplinare con ematologi, infettivologi, rianimatori e internisti.
  3. Nuovi farmaci promettenti, come gli inibitori delle JAK chinasi (es. ruxolitinib) [4] e gli anticorpi monoclonali anti-IFN-γ (es. emapalumab) [5].
  4. Aggiornamento dei protocolli terapeutici, includendo il monitoraggio degli agenti infettivi come CMV.

Il ruolo delle associazioni di pazienti

Le associazioni di pazienti svolgono un ruolo chiave nel promuovere consapevolezza, accesso alle terapie e collaborazione internazionale.
AILE, sin dalla sua fondazione, è attivamente impegnata nella diffusione di informazioni, nel sostegno alla ricerca e nel garantire equità nell’accesso ai trattamenti.

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